mercoledì 7 febbraio 2018

razzismo e bambini: come parlarne, come reagire

Fuori da scuola, oggi, il mio seienne pianta un capriccio qualunque.
Mi fermo e gli parlo cercando di farlo ragionare: si avvicina una signora, sorride intenerita, gli pizzica una guancia e gli dice un bel morettino come te che fa i capricci?!

Cercando di non incenerirla all'istante, in tono serio, ma non aggressivo, le chiedo signora, cosa c'entra il colore della sua pelle? 
In ogni caso, continuo, la prego di non toccare mio figlio senza il suo permesso e la prego di non intromettersi in un discorso privato.
Mi ha risposto che sono un'isterica (classico insulto maschilista da donna a donna che rimanda all'incapacità femminile interiorizzata di formulare pensieri complessi, tra l'altro) e se l'è filata.

Questo banale episodio mi serve da pretesto per un ragionamento sulla reazione da avere in caso di comportamenti scorretti verso i nostri bambini.

Se n'è parlato anche in diversi gruppi in questi giorni, a seguito dei fatti di Macerata.
Ci si chiedeva se fosse giusto parlare ai bambini neri e misti di quanto accaduto e spiegare loro il razzismo: credo che sì, sia bene spiegare ai bambini in maniera semplice e senza particolari truci, cos'è il razzismo.
Ma prima dei dieci anni difficilmente lo capiranno, quindi prima di quell'età forse è meglio parlare loro in linea generica di cosa rende ciascuno di noi unico e speciale.

Ci si chiedeva anche come reagire o come dire ai bambini di reagire quando sono loro a subire un atto di razzismo.

Cosa fare quando un bambino insulta un altro bambino con dolci parole come sporco negro, sei nero come la cacca, sei incapace come tutti i negri? Minimizzare? Giustificare il colpevole come semplice ignorante? Interpretarle come cose da bambini? Far finta di niente per non offendere ulteriormente il bambino offeso? Direi di no.

Penso che reagire sia doveroso, e che evitare di scendere nella stessa arena di chi attacca è altrettanto doveroso.
Reagire, da genitore, significa innanzi tutto far vedere ai bambini che un comportamento sbagliato non viene tollerato. E poi li fa sentire protetti, al sicuro: capiscono che siamo comunque dalla loro parte.
Dopodichè reagire con violenza alla violenza, con insulto all'insulto, di principio non mi piace.

Ad alcuni bambini viene insegnato a rispondere: se io sono nero come la cacca tu sei giallo come la pipì (o come la cacca di gabbiano o come il vomito e via dicendo, a seconda della creatività personale).
Ovviamente è una possibilità che prospetto a mio figlio, non vedo motivo di nascondergli che può rispondere in questa maniera, se non trova altre soluzioni accettabili per lui in quel momento.
Ma se io avessi risposto a quella mamma invadente brutta pallidona non si intrometta?! avrei comunque usato il colore della pelle per identificarla nel momento in cui la criticavo per averlo fatto.
C'è chi dice che avrebbe capito più rapidamente l'antifona, e dunque lascio a chi legge la scelta.

Oltre alla reazione immediata, poi ci sono altre cose da fare: parlare con gli insegnanti, parlare con i genitori dell'insultante, a seconda della gravità del fatto.

Non spetta a noi sgridare il bambino in questione, ma gli si può spiegare che quello che ha detto è sbagliato.
Un bel discorso rapido rapido tipo: se ti va di insultare mio figlio, fallo, ma non usare la sua pelle per farlo - puoi chiamarlo scemo, imbecille, babbione, babbano, ladrone, cagone o come ti pare, e ve la vedete voi - ma non puoi dirgli negro.
Già il permesso di insultare lo lascerà più sgonfio di un palloncino bucato.
Oppure una spiegazione più complessa, a mente fredda: se tu lo chiami negro è come se gli avessi detto blu, nuvola, coccodrillo o un'altra assurdità; una persona nera non è più bella o più brutta o più intelligente o più stupida di una bianca, è solo differente, come Batman è diverso da te, ma che insulto è?
Invece, non mi permetto di dire ad un altro bambino che deve vergognarsi o che è cattivo, questo non credo assolutamente sia un atteggiamento educativo. Piuttosto lascio la palla ai suoi genitori, se non so cosa dire.

Più complesso il discorso con insegnanti e genitori, ma arrivare armati di materiale e di volontà di dialogo è sempre una buona politica.
Per esempio un libro da leggere in classe per aprire il discorso sul razzismo o meglio ancora, nelle prime classi della primaria, lavorare sull'unicità di ciascuno e sulla bellezza di ciascuno, ognuno con le sue caratteristiche e ognuno con lo sguardo che ha sull'altro e che riceve dall'altro.
Se vi servono suggerimenti più precisi su questo scrivetemi, sto lavorando a dei laboratori molto carini da proporre nelle scuole.

E infine (ma in realtà questo è il discorso fondamentale da cui partire e che sta alla base di tutto), ci sono le nostre parole da dire ai figli.
Che dovranno partire dal principio che se ciascuno di noi si sente fiero delle proprie caratteristiche, nessun insulto lo potrà ferire.
Da qui il lavoro quotidiano con i bambini, incentrato sulla loro bellezza, sulla loro unicità.
E' un lavoro che ciascun genitore, più o meno consapevolmente, fa con ogni bambino.

Quando il nostro bambino è nero o misto cosa possiamo fare in particolare?

Proporgli, fin da piccolissimo, libri, giocattoli, modelli neri in cui potersi identificare.
Il mercato italiano è ancora un po' restio ad aprirsi a questo tipo di prodotti, ma ci sono già molte cose che si possono proporre. Qui ne trovate alcuni esempi.
Poi è importante imparare a trattare bene e in maniera adeguata la loro pelle nera e i loro capelli afro: ci sono parrucchieri ed estetiste specializzate, linee di prodotti apposta, corsi per imparare le tecniche per pettinarli. Alcuni esempi qui.

E poi: raccontare loro esempi di persone nere di successo, dal momento che difficilmente le troveranno comunemente sui media.

E frequentare altre famiglie nere o miste, altri bambini neri o misti, per permettere loro di rispecchiarsi anche in altri, di vedersi uguali, di confrontarsi e costruire così un'identità solida.

Inserire tutto questo nella propria quotidianità, senza drammi, integrare i cartoni che vedono tutti e i libri che vedono tutti e i giochi con cui giocano tutti, con storie positive di persone nere, bambole nere, giocattoli e libri con protagonisti sia bianche che neri, aiuta i piccoli e sostiene gli adolescenti nel momento in cui maggiormente necessitano di attingere alle risorse personali.

Se si sentiranno sicuri di sè e fieri del colore della loro pelle, allora sapranno trovare loro la risposta da dare, davanti ad un atto di razzismo: e la loro risposta sarà sempre meglio di quella di qualcun altro.

Non potremo impedire che soffrano.
Ma potremo dar loro uno scudo e una spada e mandarli nel mondo più forti e più belli che mai.



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